Thursday, May 18, 2006

Il piano di comunicazione: le vostre opinioni

La SWOT analysis è un procedimento di tipo logico che appartiene all’economia aziendale. Consente di sistematizzare e rendere fruibili le informazioni raccolte su un argomento specifico; è utilizzata per fornire informazioni fondamentali per la definizione di politiche e linee di intervento. Dopo aver sottolineato le situazioni ambientali, definisce una strategia.
Si basa su una matrice divisa in quattro campi, dedicati rispettivamente ai punti di forza (strenghts) e di debolezza (weaknesses), alle opportunità (opportunities) e alle minacce (trhreats).
La matrice si usa da soli o in gruppo, e si applica a qualsiasi soggetto: l'azienda, il prodotto, un'iniziativa, un progetto.
L'analisi va fatta prendendo in considerazione sia l'interno sia l'esterno dell'azienda, del prodotto, del progetto. I punti di forza interni di un prodotto, per esempio, sono i materiali e la tecnologia impiegati, quelli esterni il rapporto vincente con la concorrenza. Anche opportunità e minacce sono da cercare all'interno (organizzazione, problemi sindacali) e all'esterno (impatto ambientale, recessione).
In genere si tende ad avere un solo punto di vista. Se è troppo pessimistico si stroncano le idee nuove e l'intraprendenza. Se è troppo ottimistico si rischia di avventurarsi in acque perigliose senza avere le attrezzature adatte.
Con la SWOT analysis invece ci si costringe ad analizzare il problema da quattro punti di vista diversi e contrastanti.
La SWOT analysis è utile per prendere decisioni su quali sono i punti di forza su cui puntare, o i punti deboli su cui intervenire, e su quali sono le minacce che possono essere trasformate in opportunità.
La matrice è stata proposta da H. Weihrich nel 1982, fra i modelli e strumenti per la pianificazione strategica.
La SWOT analysis consente, quindi, di individuare gli elementi positivi (punti di forza) o negativi (punti di debolezza) che caratterizzano un sistema territoriale: importante è l’analisi delle potenzialità e dei possibili rischi. E’ chiaro, infatti, che le caratteristiche del contesto territoriale possono agevolare oppure ostacolare la fruizione e rappresentare, quindi, un primo elemento da valutare nell’elaborazione di un progetto di valorizzazione (Valentino, 2002).
8:46 PM

PDG ha detto...
Essenzialmente scrivo per un motivo: Il gruppo di lavoro.
Oggi come compito avevamo il dovere di stillare un esempio, bozza, di piano di comunicazione e per farlo abbiamo dovuto costituire 2 gruppi (casuali) di persone che hanno avuto la peculiarità di avere al proprio interno l'apporto di conoscenze diverse, sin qui tutto bene fino a quando l’armonia di uno dei 2 “staff” per qualche attimo si è distorta.
Da questo punto si può partire per fare più riflessioni (suggerimento di Cinzia Massa, Ersilia, Oriana et al.)
Un gruppo di lavoro ha essenzialmente bisogno di “regole” che permettono il confronto nel modo più armonico e concertato possibile cercando di rispettare: la diversità, anzi valorizzarla ed apprezzarla, le conoscenze specifiche, i ruoli, il concetto di rispetto e quant’altro ancora.
L’esperienza insegna e ben venga. Come primo risultato, in primis mi metto sott’accusa, non è stato tra i più soddisfacenti, anche se al dire il vero ho notato una voglia di esprimersi, una passione ed una creatività davvero particolari che hanno portato all’inizio di un piano davvero simpatico(per essere il primo).
L’insieme è diverso dalla somma delle singole parti e qualsiasi sia il ruolo, qualsiasi sia la preparazione, qualsiasi siano le esperienze vissute tutti hanno il diritto di esprimere qualcosa, ma tutti hanno il dovere di ascoltare e abbandonare i propri (giusti o meno giusti) altari.
Dovendo fare una critica costruttiva, cercando di essere il più obiettivo possibile, (anche se sono di parte, la parte di me stesso ) c’è da porre l’accento sui difetti emersi oggi.
Paolo: i suoi punti di debolezza sono l’impulsività, e l’essere permaloso, cause delle sue distorsioni comunicative, ma anche (non per presunzione) chi con la comunicazione ha a che fare da parecchio, quindi forse il più idoneo nel proporre ( non ad imporre , almeno fino a quando c’è ne bisogno  ) quelli che potevano essere i mezzi ( vedi fine) di cui oggi si è tanto parlato.
Cinzia è colei che dall’alto non è riuscita a scendere, anche se come persona è davvero una che come esperienze e cultura è più avanti , ed il suo limite ,forse, a differenza di chi è meno “plasmato” dalle esperienze, è proprio dovuto ad i suoi pregi; purtroppo in uno staff bisogna, inizialmente, mettersi in discussione , ammettere un’idea sbagliata e ,come detto prima, abbandonare i propri pregiudizi e/o “deformazioni professionali, quelli che distorcono ” (sembra il titolo di un film) "sottotitolo : non tutti, solo quelli che posso distorcere, se no viene a cadere l’ipotesi di gruppo eterogeneo".
Ersilia persona pacata e riflessiva sulla quale non ho niente da recriminare e lo stesso vale per Vittoria.
Elogio particolare ad Ilaria che ha una capacità di collegamento davvero formidabile , e riesce ad usare la propria cultura davvero come ottimo strumento per imparare dagli altri e per trasmettere al prossimo, ah ed ha un’ottima grafia.
In poche parole i più “folli” sono stati P. e C., che da un lato può essere un pregio, ma se non si è capaci di farne un “elogio” , la follia, si rivela un difetto.
In un gruppo è importante cercare di capire le personalità di chi si ha di fronte nel minor tempo possibile, e inizialmente cercare di dare sfogo alle idee ed alla creatività di ognuno per poi affinare il tutto con un ottima tecnica ( Es. trascrivere le idee che sorgono per ogni punto e poi rivedere il tutto mettendo in ordine e correggendo, diciamo una sorta di problem solving iniziale).
Io sarei felicissimo se nascesse in noi la voglia di un confronto per cercare di capire come costituire con efficacia ed efficienza un gruppo di lavoro e poi da qui dar vita ad un primo “patto formativo” da rispettare in seguito , inoltre è importante farne tante di esperienze come quella di oggi cosi come ci hanno suggerito (C.M.)
Ora di seguito voglio condividere con voi un concetto importante inerente ad i dubbi di oggi.
La redazione del piano di comunicazione presuppone la selezione delle aree di comunicazione ( sociale, istituzionale, commerciale) da attivare , delle forme (diffusive ed interattive) e degli strumenti divisi in mezzi e veicoli.
Tralasciando le forme precisiamo cosa sono i mezzi
I mezzi si dividono in: aziendali, non aziendali ed ibridi; i primi sono attivati direttamente dall’azienda (es. il personale front office), le seconde utilizzabili a pagamento dall’azienda (es. quotidiani, periodici, televisione radio etc.) i terzi possono essere aziendali e non aziendali (es. telefono, internet etc.) poi bisognerà contestualizzare questi mezzi e scegliere i più idonei per realizzare i nostri obiettivi, quindi, quelli scelti li chiameremo: i veicoli grazie ai quali attueremo il nostro piano.
Ripetendo i mezzi di comunicazione posso essere personali ( es. front office), non personali che si dividono in :tradizionali ( di massa, individuali) e digitali.
Cosi per chiarire
8:16 PM

ersilia ha detto...
Credo che l'argomento sollevato quest'oggi (riferito al post di paolo) sia di fondamentale importanza per la nostra efficienza anche in ambienti futuri di sviluppo locale..., nel corso della mia carriera universitaria mi sono trovata in diversi gruppi di lavoro e, anche se qualcuno ha avuto successo e altri no, ho imparato ad ascoltare, ma credo che a questo punto non basti. Abbiamo bisogno di una regolazione (cerase) e di un patto formativo(cinzia massa)...
vorrei ribadire un altro concetto: la concertazione non è fatta dalla maggioranza ma dal comune accordo (gabriele di stefano)... quindi è inutile tendere alla figura di leader ma invece risulta efficace porre come obiettivo il successo del progetto... buonlavoro
10:56 PM

PDG ha detto...
altro punto. in un gruppo è fondamentale la trasparenza, la schiettezza non il "lasciar intendere" diciamo le cosidette frecciatine! anche questo è sintomo di maturità! baci
8:44 PM

Anto ha detto...
A proposito di organizzazione!
Tra i punti che caratterizzano il termine Organizzazione troviamo:
3. una qualsivoglia struttura organizzata per conseguire un fine comune;
4. l’insieme delle persone che operano in una struttura.

Noi siamo un'organizzazione e il nostro fine comune è creare delle "connessioni" e "integrazioni" tra le discipline di cui ognuno di noi si ritiene "Esperto".
Lo scopo di ciò è quello di creare un figura professionale che attraverso la suddetta integrazione sia in grado di promuovere lo sviluppo locale!
Vengo al punto non sono pienamente convinta che tale scopo sia esattamente raggiungibile scappando da una lezione senza aver capito l'argomento della prossima esercitazione.
Questa è cattiva organizzazione perchè non permette di ottimizzare le risorse economiche e temporali investite in questa "avventura"!
Si parlava di regole per far funzionare un gruppo: la prima regola è, a mio avviso, il rispetto del lavoro degli altri!
Scusate se sono stata dura, ma se parliamo di difetti il mio è quello di non accettare le mezze misure, le cose o le dico o non le dico.
9:32 PM

ilariada ha detto...
Solo ora ho letto le considerazioni di Paolo su ciò che è accaduto mercoledì in aula.
A dire il vero la prima cosa che ho da dire è che sono rimasta piacevolmente colpita dall'elogio che Paolo mi ha rivolto! Quindi non posso far altro che dirgli GRAZIE! Credo,cmq, che anche lui sia molto capace nel mettere al servizio degli altri le sue competenze e nel far velere le proprie opinioni, certo a volte ,forse, con più forza del dovuto, ma questo è parte della sua personalità che si può modellare facilmente (ma che spesso nella vita serve anche molto.
In questo cmq ci assomigliamo!
Volevo poi fare alcune considerazioni.
Sono molto entusiasta del percorso che abbiamo iniziato e riprendo quello che Laura ha detto in una mail: MI PIACETE ASSAI! Facciamo in modo di riuscire ad ottimizzare i tempi di tutto quello che facciamo e di rispettare (mi riferisco a stasera) coloro i quali in questo master ci credono anche più di noi.
9:57 PM

laura ha detto...
Ragazzi, condivido pienamente (parlo dei commenti di Paolo ed Ersilia ), dobbiamo essere capaci di ascoltare oltre a farci ascoltare, e io per prima, perché come Paolo sono molto impulsiva, ho molte difficoltà ad ascoltare, (cattiva comunicazione) ed a volte esclusivamente efficiente (bei paroloni e belle frasi), ma poi nessuno ci ascolta e tutti pensiamo solo a quello che diremo quando sara’ il nostro turno.
In realtà ho trovato molto interessante provare per la prima volta a relazionarci come gruppo di lavoro, anche se mi sarebbe piaciuto avere più tempo per riflette nella fase finale (spero ci sara’ occasione).
Ribadisco quello che avevo detto nelle varie mail, penso che siamo proprio un bel gruppo, MI PIACETE ASSAI, e le piccole incomprensioni che nascono seguite da chiarimenti, possono solo far crescere il gruppo, ma abbiamo un grande difetto, ed in questo Anto ha ragione siamo molto scorretti, e ritorniamo sempre allo stesso punto, manchiamo nell’ascolto e nn siamo per niente organizzati, essendo concentrati sui nostri tempi, quindi io per prima mi metto in discussione e proporrei di essere più rispettosi degli orari di inizio e fine lezione (anche delle pause….). PROVIAMOCI.
Ciao a tutti, buona notte Laura
11:00 PM

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